Delivery Nut’s Nose

16th March 2013….

At the beginning of this year after deepening my knowledge about Giacometti’s thought and Nikolai Gogol’s story entitled “The nose” my subject gift has become a nose only.
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Last January, during my return from Italy to London, I received an e-mail from my dear friend, where there was a little part of one of a text by Giacometti, which was talking about the root of a nose… I found that text very interesting.

The day after this event, I went to see some exhibitions to Tate Modern, and I have felt surprised when I found the William Kentridge exhibition “I Am Not Me, The Horse Is Not Mine”, because the first important image of his videos was the nose…. He has been inspired himself by Nicolas Gogol’s story ‘The Nose’.
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Ten days later, I came back to Italy, and I found ‘The Nose’ story in my bookcase in my house. I red it …. And after, I did escape the nose from the face of the nutcracker. Now, I’m giving one nutcracker’s nose to every person crosses my life path.

Every nose is put and delivered into a sandwich bag, in memory of the first nose that has been found in bread.theessayclub.com write my essay now

Alberto Giacometti said that the nose is the part of the body where the soul and the  physical body meet, because when we are alive the nose is so much important to determine our character, but when we die it is the first part of the face that disappears, because its tip is not made up of bones.

My inspiration is born thanks to the Gogol’s story “The Nose”

The story tells of a St. Petersburg official whose nose leaves his face and develops a life of its own.
On the 25th of March 1835, a barber, Ivan Yakovlevich, finds a nose in his bread during breakfast. With horror he recognizes this nose as that of one of his regular customers, Collegiate Assessor Kovalyov. He tries to get rid of it by throwing it in the Neva River, but he is caught by a police officer. At the onset of “The Nose,” Major Kovalyov awakens to discover that his nose is missing, leaving a smooth, flat patch of skin in its place. His nose is already pretending to be a human. He finds and confronts it in the Kazan Cathedral, but from its clothing it is apparent that the nose has acquired a higher rank in the civil service than him therefore it refuses to return to his face.

Italian version

….2013

 

All’inizio di questo anno, dopo aver ‘incontrato’ una delle riflessioni di Giacometti e il racconto “Il Naso” di Nikolai Gogol, il soggetto del mio dono, ovvero lo Schiaccianoci, si è evoluto, diventando solo il naso dello Schiaccianoci.

Avvenne così:

Alla fine di gennaio, durante uno dei miei ritorni dall’Italia a Londra, ricevetti una e-mail da una carissima amica e compagna di riflessioni sull’arte, che riportava una breve testo di Giacometti facendo in qualche modo ironicamente riferimento al destino del mio cognome, il testo diceva così:

 

“… Parigi ridotta per me ora a cercare di comprendere un po’ la radice di un naso in scultura” annota nello stesso testo con la sua lucidità abituale. “E che attitudine a dire tutto sinteticamente! Perché la radice di un naso è quel punto in cui nel viso, comincia ciò che non è più semplicemente il cranio, dato che il naso non ha un osso; e dove la vita, la vita più personale, si separerà, il giorno della morte, dalla materia anonima per dissolversi per prima. Capire la radice di un naso, portarsi a quel punto inafferrabile, incollocabile , sarebbe aver scoperto- quale miracolo, non ci sarebbero altre parole- il fondamento della vita, che è lo spirito, nella materia; dell’essere nel nulla.”

Yves Bonnefoy, citando Alberto Giacometti

 

Lo stesso giorno, recandomi alla Tate Modern, conobbi il lavoro di William Kentridge durante la mostra intitolata “I Am Not Me, The Horse Is Not Mine”; protagonista dei suoi video era una naso, ispirato al racconto “Il Naso” scritto da Gogol’ nel 1835. Sentir parlare di un naso per ben due volte nell’arco di una giornata, mi colpì particolarmente, ma il momento decisivo doveva ancora arrivare.

Rietrata in Italia, dopo 10 giorni, lo stesso giorno del mio ingresso in casa, passando con lo sguardo sulla mia storica libreria composta da libri di ogni genere, alcuni talmente vecchi da non ricordare, mi accorsi che possedevo da sempre il racconto di Gogol’ inserito insieme ad altri, ed ebbi la sensazione che fosse rimasto fermo li, silenziosamente, attendendo solo il momento opportuno per essere scoperto.

Lo lessi immediatamente, e capii.

Il racconto parlava di un naso fuggitivo, ribelle, burlone, ironico ma terribilmente serio e deciso nella scelta di fuggire e conquistare una certa libertà.

Non poteva essere un caso..

Da quel giorno, feci fuggire, sia idealmente che fisicamente, il naso dai miei Schiaccianoci.

 

Riporto un breve riassunto del racconto “Il Naso”, tratto dal sito www.italia-russia.it:

 

“Nikolaj Gogol scrive questa “novella dell’assurdo” all’inizio degli anni ’30 dell’Ottocento, quando aveva 27 anni, e nel 1835 la propone alla rivista “L’Osservatore Moscovita”(Московский наблюдатель) che però la rifiuta considerandola “brutta e triviale”. Al contrario Aleksandr Pushkin, dopo averla letta, la consiglia a “Il Contemporaneo” (Современник) che la pubblica l’anno successivo.

Gogol ci racconta che la mattina del 25 marzo di un anno qualsiasi il barbiere Ivan Yakovlevich trova nel panino preparato dalla moglie un “naso” che riconosce subito essere quello del signor Kovaliòv, suo cliente. Costui è un burocrate, assessore di collegio, che per darsi delle arie si fa chiamare “maggiore”. Il povero barbiere cerca di sbarazzarsi del naso gettandolo nella Nevà, ma viene fermato da una guardia.

Nel frattempo il maggiore Kovaliov resosi conto di essere rimasto senza naso si avvia verso il distretto di polizia per denunciare il “furto”, ma sul Nevskij Prospekt incontra il suo naso che passeggia avvolto in una uniforme dorata e con un cappello di piume. Il naso entra nella Cattedrale di Kazan (Казанский собор) e successivamente sale su una carrozza. Kovaliòv lo rincorre, nascondendosi la faccia con un fazzoletto per coprire la menomazione. Cerca di convincerlo a tornare al suo posto, ma il naso ormai ha una vita propria e non vi rinuncia. Kovaliòv lo perde di vista, allora per recuperarlo si rivolge sia al commissariato di polizia che con un annuncio sul giornale. Mentre se ne sta a casa sconsolato arriva la guardia che aveva bloccato il barbiere e gli riconsegna il naso che però non si riattacca più neppure con l’intervento di un dottore. …”

Le consegne dei nasi avvengono con una modalità leggermente diversa: Il Naso dello Schiaccianoci viene consegnato a persone scelte sempre senza alcun criterio ma non più a domicilio, ma in qualsiasi luogo sia possibile, lungo una strada, sedute in un bar, in stazione, in negozi, ecc. Il Naso è riposto all’interno di una sandwich bag, scelta estetica ispirata dal fatto che il primo naso fuggito venne trovato all’interno di un panino.

I Nasi hanno la stessa Bolla di Consegna, ma portano avanti una numerazione di consegna a se stante, che viene però costantemente sommata alle consegne degli Schiaccianoci per poter così sempre monitorare il totale dei doni consegnati.

Vorrei citare e trascrivere anche il racconto di Gianni Rodari intitolato “Il Naso che scappa”, ispirato al testo di Gogol’:

 

“Sul lago Maggiore, in un paese chiamato Laveno, accadde un fatto strano: un signore si svegliò una mattina e guardandosi allo specchio mentre stava per farsi la barba gridò: -Aiuto.il mio naso! Il naso in mezzo alla faccia non c’era più, al suo posto c’era tutto un liscio. Quel signore, in vestaglia come stava, corse sul balcone giusto in tempo per vedere il suo naso che, sgusciando fra le auto, trotterellava verso il pontile per imbarcarsi sul traghetto per Verbania. – Ferma, ferma!- gridò il signore– Il mio naso! Al ladro, al ladro! La gente guardava in su e rideva di lui, non gli rimase che correre in strada e inseguire il fuggitivo tenendosi un fazzoletto davanti alla faccia come se avesse il raffreddore. Purtroppo fece appena in tempo a vedere il battello che si allontanava. Il signore si tuffò coraggiosamente in acqua per cercare di raggiungerlo mentre i passeggeri lo incitavano : – Forza, forza! Ma il traghetto prese velocità e un marinaio dal ponte gli gridò: – Aspetti l’altro battello ce n’è uno fra mezz’ora! Il signore scoraggiato stava per tornare a riva quando vide il suo naso che galleggiava sopra un mantello, fluttuando come una medusa. – Allora è stata una finta, non hai preso il battello!- Ma il naso guardava dritto davanti a sé come un vecchio lupo di mare e non rispose. – Ma dove vai?- gli urlò il signore. Ma anche questa volta non ottenne risposta. Non gli restò che tornarsene a casa sconsolato.si rinchiuse nella sua stanza e ordinò alla sua governante di non fare più entrare nessuno, si vergognava troppo di quella faccia senza naso! Passò qualche giorno e un pescatore ritirando le reti vi trovò impigliato il naso che era affondato per i troppi buchi del suo mantello: il pescatore lo mise in vendita al mercato. La domestica lo vide mentre faceva la spesa e inorridita nel vedere il naso del suo padrone fra tonni e lucci disse al pescatore:- Datemi subito quel naso, lo riporto al mio padrone! Ma il pescatore le rispose :- Se è del tuo padrone non lo so.ma io non te lo regalo, l’ho pescato e lo vendo a peso d’oro,è un naso mica un pesce persico! La domestica corse a informare il padrone che le disse: – Dai al pescatore tutto quello che vuole. Ma occorreva una grossa somma, tremendamilalire. Tredici tredicioni e mezzo. Per mettere insieme quella somma dovette anche vendere un paio di orecchini d’oro a cui teneva molto, ma siccome era affezionata al suo padrone li sacrificò con un sospiro. Prese il naso, lo avvolse in un fazzoletto e lo portò a casa dove il signore lo accolse felice, ma gli chiese: – Perchè sei scappato? Cosa ti avevo fatto?- Il naso lo guardò per traverso e gli rispose arricciandosi: – Senti, non metterti più le dita nel naso o almeno TAGLIATI LE UNGHIE!!”

Tratto da:
“Favole al telefono” di Gianni Rodari
http://magisterpc.scuolaer.it/naso_che_scappa.htm

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